Amanita junquillea Quél.

[= A. gemmata (Fr.) Bertill. s. auct.]

Sospetto

CAPPELLO 50-70 (100) mm, emisferico-glandiforme, poi convesso, solo tardivamente disteso; glabro, ricoperto più o meno regolarmente da placchette membranacee bianche, residui del velo generale; di colore giallo caldo pallido, giallo primula, più chiaro all’orlo che è finemente striato.

LAMELLE da libere a sublibere, ventricosette, fitte e sottili; bianche.

GAMBO 55-85 × 10-20 mm, progressivamente attenuato all’apice, bulboso-napiforme alla base dove è ricoperto da una VOLVA membranacea, sottile, aderente, di norma nettamente circoncisa all’orlo, talora anche dissociata in bracciali che permangono nella parte inferiore dello stipite; bianco, glabro, pieno, infine fistoloso.

ANELLO posizionato nella zona sopramediana, assai sottile, presto dissociato-evanescente, poco persistente, talora del tutto assente negli esemplari adulti.

CARNE tenera, bianca, appena giallina sotto la cuticola; pressoché inodora, di sapore gradevole.
MICROSCOPIA: spore da subglobose a cortamente ellissoidali, 9,5-11 × 7,5-8,5 µm; non amiloidi.
HABITAT: precoce, fin da aprile-maggio, nei boschi collinari; un po’ più tardiva, da giugno, in quelli di montagna. Comune e diffusa sia nei boschi di latifoglie, sia in quelli di conifere.

NOTE – Per il suo portamento slanciato e la consistenza assai tenera, A. junquillea ricorda le Amanita della Sezione Vaginatae (= Amanitopsis ) dalle quali si distingue per la presenza di un anello, in verità molto effimero.
Controverso è il giudizio di commestibilità; certamente esige la cottura, ciononostante, non è ben tollerata da tutti gli individui. Fra le specie affini si dovrà prestare attenzione alle forme decolorate della tossica A. pantherina (confronta la scheda), morfologicamente piuttosto simile ma con il cappello bruno.